domenica 17 febbraio 2013

Io e te _ Niccolò Ammaniti


Cari amici, il libro che mi sento di proporvi oggi, pubblicato dall' Einaudi nella collana Stile Libero, è uscito da un bel po’ ma l’hanno rimesso in bella mostra sugli scaffali da quando Bertolucci si è fatto vivo per trarne un film, avete capito bene, parlo di “Io e te” di Niccolò Ammaniti.
Okay okay, ora forse qualcuno mi detesterà per questo, perché Ammaniti (un po’ come Baricco)  o si ama o si odia, io sono di quelli che lo amano e sono pronta a sguainare la spada e sfidare i miscredenti a singolar tenzone, così su due piedi, per difenderne l’onore.
A chi avesse già visto il bel film di Bertolucci, dico di andarsi immediatissimamente a comprare il libro, perché  il regista, seppur con una certa maestria si è concesso molte libertà, soprattutto per quanto riguarda il finale, che è stato completamente stravolto per addolcirci la pillola…ma non dico altro sennò poi mi sgridate che spoilerizzo, e non va bene.

 
  Questa è la locandina del film


E questo è il trailer

Il libro, come potete evincere dalla copertina non è specificatamente pensato per essere destinato a un pubblico Young, ma come spesso accade nei romanzi di Ammaniti, anche qui  i personaggi sono degli adolescenti, completamente al di fuori dai meccanismi incomprensibili del mondo adulto, e il racconto ci viene narrato dal loro punto di vista, il mondo presentato coi loro occhi, e questo lo rende appetibilissimo anche ad un pubblico giovane.  
Il romanzo è  un piccolo libricino di sole 116 pagine, che si leggono alla velocità della luce e ti stendono alla velocità del suono.
L’ho letto in due round, le prime cinquanta pagine in piedi, in libreria, come una zombie davanti lo scaffale, la seconda manche sempre in libreria, stesa per k.o davanti un caffè. Non l’ho comprato perché non mi sarei sentita di farne un’altra lettura a breve. Troppo affilato come libro, si fa la fine del burro.
Per questo amo Ammaniti, ha una scrittura schietta, che non tradisce, ti si piazza davanti, in tutta la sua innocenza e ti schiaffeggia. Tipo uno schiaffo ricevuto da un bambino di otto anni. Ci resti un po’ cosi. Dici, ma come?
Odio quelli che dicono che Ammaniti si spara le pose. Proprio non li capisco detto questo eccovi il libro  
Lorenzo Cuni ha quattordici anni e vive a Roma in un bel palazzo. È un ragazzo sensibile e acuto, pieno di immaginazione e fantasia, ma è anche introverso e solitario, abituato a rendersi invisibile... con moderazione: Da qualche parte, ai tropici, vive una mosca che imita le vespe. Ha quattro ali come tutte quelle della sua specie, ma le tiene una sull’altra, così sembrano due. Ha l’addome a strisce gialle e nere, le antenne e gli occhi sporgenti e ha anche un pungiglione finto. Non fa niente, è buona. Ma, vestita come una vespa, gli uccelli, le lucertole, persino gli uomini la temono. Può entrare tranquilla nei vespai, uno dei luoghi più pericolosi e vigilati del mondo, e nessuno la riconosce.
Avevo sbagliato tutto.
Ecco cosa dovevo fare.
Imitare i più pericolosi.
Mi sono messo le stesse cose che si mettevano gli altri. Le scarpe da ginnastica Adidas, i jeans con i buchi, la felpa nera con il cappuccio. Mi sono tolto la riga e mi sono fatto crescere i capelli. Volevo anche l’orecchino ma mia madre me lo ha proibito. In cambio, per Natale, mi hanno regalato il motorino. Quello più comune.
Camminavo come loro. A gambe larghe. Buttavo lo zaino a terra e lo prendevo a calci.
Li imitavo con discrezione. Da imitazione a caricatura è un attimo.
Durante le lezioni me ne stavo al banco facendo finta di ascoltare, ma in realtà pensavo alle cose mie, mi inventavo storie di fantascienza. Andavo pure a ginnastica, ridevo alle battute degli altri, facevo scherzi idioti alle ragazze. Un paio di volte ho anche risposto male ai professori. E ho consegnato il compito in classe in bianco.
La mosca era riuscita a fregare tutti, perfettamente integrata nella società delle vespe. Credevano che fossi uno di loro. Uno giusto. (…) Mi dovevo tenere il disparte, ma non troppo, sennò mi notavano. Mi confondevo come una sardina in un banco di sardine. Mi mimetizzavo come un insetto stecco tra i rami secchi”

Per evitare preoccupazioni ai genitori, soprattutto alla mamma affettuosa ma molto apprensiva e alla nonna malata, Lorenzo torna a casa raccontando aneddoti divertenti sulle sue giornate a scuola, ma la verità è ben diversa, si nasconde nel solco sempre più profondo che separa Lorenzo dagli altri: “più inscenavo questa farsa, più mi sentivo diverso. Da solo ero felice, con gli altri dovevo recitare. Questa cosa, alle volte, mi impauriva. Avrei dovuto imitarli per tutto il resto della vita?”.
Un giorno, senza sapere bene perché, Lorenzo si inventa di essere stato invitato in settimana bianca a Cortina da una compagna di classe. Una bugia inoffensiva e innocente, che diventa grande come una valanga: non può tornare indietro, l'unica alternativa è fare i bagagli e fingere di andare a sciare con gli amici.
Lorenzo architetta un piano perfetto: si nasconde in cantina, in un inespugnabile bunker della felicità pieno di sottaceti, videogiochi, libri di fantascienza, merendine, fumetti di Silver Surfer e tonno in scatola. Una vera vacanza, lontano dagli altri, da faticose tecniche di mimetismo, dalle telefonate dei genitori, da paure e insicurezze, finché un'ospite inattesa piomba in cantina, trascinando con sé tutto il mondo vero. L’irruzione di Olivia, sconquassata dai veleni tossici che predilige, che ne offendono il corpo e confondono la ragione, prima acuisce gli spasimi, poi in una via dolorosa per entrambi, rimette in moto gli ingranaggi dell’accoglienza, la forza dell’amore
.


Che mi dite? L’avete visto? Vi stuzzica, o siete di quelli che Ammaniti lo legherebbero a un palo per dargli fuoco in pubblica piazza? Vi aspetto nei commenti per un eventuale duello J !

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