lunedì 28 gennaio 2013

La vita a morsi


Quando la vita ti prende un po' a calci...
Tre romanzi editi dalla Giunti Y,  che mi hanno fatto riflettere, piangere e ridere, perchè così veri, così realmente crudi, schietti, spietati a volte, così come  il registro con cui sono scritti.
Tre autori diversi per tre storie  legati da un filo rosso comune,  le problematiche dei giovani protagonisti, che tentano (è  più una lotta che un tentativo in realtà) ognuno a proprio modo (giusto o sbagliato che sia) di districarsi tra le insidie di una vita  che non è mai uno spasso, anzi è una piccola tragedia che si portano addosso. 
Autolesionismo, anoressia e disturbo ossessivo-compulsivo sono le bestie che devono essere di volta in volta affrontate, da soli, confrontandosi con un mondo adulto così vicino eppure così lontano che attira come un buco nero che inghiotte, nella sua indifferenza. Un po' eroi, un po' vinti, i protagonisti sono come noi, stupendi, bizzarri e fragili.
Ve li consiglio.

Hanno scritto di lui:
 "Mi chiamo Chuck, romanzo di Aaron Karo edito da Giunti. Chuck Taylor ha diciassette anni e mille paranoie. Si lava le mani continuamente, controlla ossessivamente le manopole dei fornelli e il terrore dei germi condiziona le sue relazioni sociali, di fatto quasi inesistenti se si esclude Steve, goffo amico del cuore bersaglio delle angherie dei bulli della scuola. Chuck ha anche una sorella, Beth, che lo ignora al punto da negargli persino l’amicizia su Facebook. La sua giornata è costellata dalla ripetizione di gesti, regole maniacali che lui stesso si è imposto per non perdere del tutto il controllo di sé. E poi ci sono le Converse All Star: ne possiede decine di paia di ogni colore che ha abbinato ai vari stati d’animo. Converse rosse = arrabbiato, gialle = nervoso e così di seguito. I genitori, però, sono sempre più preoccupati e, nonostante le rimostranze di Chuck, decidono di spedirlo dalla strizzacervelli. Ma è l’arrivo di una nuova compagna di classe a cambiare radicalmente la vita di Chuck e ad aggiungere un nuovo colore alla sua collezione di Converse. Impossibile non ridere con questo esilarante racconto in prima persona di Chuck, uno dei più divertenti e struggenti personaggi della narrativa contemporanea."

 Credo che questo sia decisamente il più "leggero" dei tre, tutto il romanzo è carico di autoironia e una buona dose di umorismo. A pertire dall'incipit che mi ha conquistata

"Lo scorso anno mi sono fatto esattamente 273 pippe. Questo fa una media di 5,25 alla settimana e di 0,75 al giorno. Non so cos’è che mi impressiona di più: il fatto che mi spari così tante pippe o che ne abbia tenuto il conto per tutto l’anno. Però è vero, ho segnato il numero su una pila sempre più alta di post-it nascosta nel comodino. Fatti una pippa, prendi nota, vai a nanna. La routine."

Se cliccate qua  potrete gustarvene qualche pagina  
leggi Mi chiamo Chuck 

Altra storia invece per Break Ossa rotte di Hannah Moskowitz. Così hanno scritto "Jonah ha una famiglia a dir poco difficile. Ha due genitori quasi assenti, che non ricordano più perchè stanno insieme e a malapena riescono a tenere le fila di un matrimonio che sta rovinando la loro vita e quella dei figli. E ha due fratelli: Will, di pochi mesi, che piange incessantemente e Jesse, di 16 anni. Il rapporto tra Jonah e Jesse va ben al di là dell'amore fraterno. Si, perchè Jonah è l'angelo custode di Jesse, colui che ogni giorno lo salva da morte sicura per soffocamento. Jesse soffre infatti di gravi allergie alimentari, soprattutto al latte e, dato che Will è ancora un poppante, Jesse non è mai al sicuro, nemmeno in casa. I suoi attacchi sono violenti, terribili, devastanti, tanto da spedirlo in ospedale. Jonah non può permettersi di perderlo mai di vista: controlla tutto ciò che mangia, tocca, respira. Si assicura che anche quella sbadata di sua madre non allatti Will e poi tocchi il fratello. Ogni volta che il cellulare squilla, il cuore di Jonah parte al galoppo per la paura che Jesse sia in fin di vita. Jonah vuole essere più forte, ha bisogno di essere più forte, per sorreggere una famiglia sull'orlo del baratro, per sostenere un fratello che rischia di morire ogni giorno, per non cedere al raptus omicida nei confronti di un bebè che riduce a brandelli i nervi di tutti. Rompersi le ossa e guarire è l'unico modo che Jonah conosce per rinforzarsi. Perchè chiunque sa che un osso fratturato ha il solo potere di curarsi da solo e di ricrescere più forte, rinvigorito. E il primo pensiero di Jonah ogni mattina è quello di escogitare nuovi metodi per raggiungere lo scopo nella maniera più veloce ed efficace possibile. La sua è una storia di autodistruzione per amore. Dita, gomiti, femori, costole: il conto è minuziosamente riportato. E' un'impre sametodica. Una scarica di adrenalina, poi il dolore, intenso, nauseante."

Anche qui, nonostante il tema abbastanza complesso dell'autolesionismo, ne ho apprezzato lo stile semplice e il sapore un po' cinico. Eccovene un assaggio leggi BREAK Ossa rotte


Infine quello che mi ha lasciata le budella un po' fuori posto, è Wintergirls, per la capacità che ha avuto l'autrice di infiltrarsi all'interno di una psiche malata e ed uscire per raccontarcelo. Senza mezzi termini, senza censure, senza le attenuanti che non ci servono a niente, davvero.

"Wintergirls, romanzo di Laurie Halse Anderson edito da Giunti. Lia e Cassie sono amiche dall'infanzia, ragazze congelate nei loro fragili corpi, in competizione in un'assurda gara mortale per stabilire chi tra loro sarà la più magra. Lia conta maniacalmente le calorie di tutto ciò che mangia e di notte, quanto i suoi non la vedono, si sfinisce di ginnastica per bruciare grassi. Le poche volte che si nutre, cerca di ingerire cose che la feriscono, come cibi ultrapiccanti, in modo da "punirsi" per aver mangiato. Si ingozza d'acqua per ingannare la bilancia nei giorni in cui la pesano. Quando eccede nel cibo, ricorre ai lassativi e passa il tempo a leggere i blog di ragazze con disturbi alimentari che si sostengono a vicenda. Nel suo romanzo più toccante e poetico dopo Speak, finalista al National Book Award, l'autrice best seller L. H. Anderson esplora l'impressionante discesa di una ragazza nel vortice dell'anoressia"

Io non ho ancora letto Speak ma lo farò a breve, giuro. Quello che trovo assurdo è che libri come questo siano oggetto di polemica. E' scandalizzante come a volte la cosa più semplice sia star zitti e girare le spalle. Voi non fatelo, please leggete.

3 commenti:

  1. Ho letto con gusto e piacere "Io mi chiamo Chuck", se vuoi leggerla, ecco la mia Recensione
    Mentre Laurie Halse Anderson mi ha colpito moltissimo con Speak, di cui ho apprezzato tanto anche il film, e Wintergirls è in wishlist da un po', sicuramente prima o poi lo leggerò :)

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  2. Bella la tua recensione...a proposito, anch'io preferisco la copertina originale, ma penso che se non avessi avuto il sottotitolone di "Mi chiamo Chuk" in bella vista sullo scaffale forse non mi sarei neppure presa la briga di leggere la prima pagina.
    Hey, non sapevo del film, mi tocca leggere il libro prima possibile e poi vederlo allora :)
    Grazie per la dritta e per essere passata.

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  3. Ho letto il primo, mi sento anch'io una piccola Chuck, come lui ho cercato su wikipedia i sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo, certo, non tengo come lui il conto delle pippe su post-it nascoste nel comodino, ma di altre cose, di regola le conto sino a 7, chissà poi perché, non è la data della mia nascita, e neanche un numero che mi sono giocata e mi ha portato fortuna!
    Ma lasciando stare questo, è un libro che mi ha tanto divertita, si legge in maniera scorrevole e sempre col sorriso.Bello!

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